Franco Valsecchi nasce a Biella il 16 maggio 1929.
La sua formazione artistica inizia presto presso gli studi dei pittori Guido Mosca, Cesare Maggi, Raffaele Pontecorvo e dello scultore Antonio Zucconi. A Torino frequenta la scuola di grafica pubblicitaria diretta da Armando Testa.
Espone i primi lavori figurativi legati alla tradizione piemontese nel 1944 alla galleria Leonardo da Vinci di Biella e nel 1946 alla galleria Cologno di Biella e alla Promotrice di Belle Arti di Torino.
franco-valsecchi-bg-yellow Parallelamente all’attività di grafico pubblicitario, percorre il suo “fare pittura”, passando negli anni ’60 all’astratto-geometrico delle tempere con le “Composizioni strutturali”. Un importante elemento cromatico, una grafia incisiva, nitida, un linguaggio essenziale nel comunicare il pensiero interiore.
E’ nel 1970 la prima mostra personale alla galleria Franzp di Torino.
Nello stesso anno, con gusto raffinato e la sua innata misura interiore, inizia a lavorare con la tecnica del collage su specchio e soprattutto su vetro.
In piccoli collage su specchio “Io entità” entra direttamente in gioco la relazione del fruitore con l’opera, attraverso lo specchiarsi, insieme all’esperienza dell’acquisizione di identità con il riflesso di sé.

I vetri sono creazioni poetiche con figurazioni larvali, stratificate a più livelli e portano il titolo di ”Situazioni”, ovvero applicazione su supporto di messaggi patiti traumaticamente, attraverso i quali Valsecchi esprime un mondo problematico. La sua è una rigorosa, interiorizzata indagine sul valore dell’immagine quale interfaccia con gli aspetti dell’imperante società tecnologica avanzata.
I lavori di questi anni vengono presentati in diverse mostre collettive, alla Bottega d’arte Sant’Ambroeus di Milano, a Torino alla galleria Doria e 2 Colonne, e a L’incontro di Borgomanero (No)
E’ il passaggio al concettuale.
Nel 1974 realizza la serie di opere “Numeri Trauma”, elaborazione dei dati di una società alienata e alienante.
Una stesura ripetuta ossessivamente di numeri stampati su carta e riportati su tela, come segno, simbolo, in bianco e nero a sottolineare l’alternanza di positivo e negativo. Il numero si colloca in una mente ordinatrice al di fuori dell’uomo, il computer, e lo condiziona negativamente. L’ossessività della nostra realtà odierna in cui l’uomo è inglobato.
Nell’uomo abbiamo così una frenetica, potente macchina alienata.
Presenta i suoi lavori in alcune rassegne, dall’Internazionale di New York all’Arte Contemporanea di Torre Pellice (To) e nelle mostre personali alle gallerie Triade di Torino e Fumagalli di Bergamo.
Negli anni successivi elabora sempre con l’idea del computer nuovi interventi, il vegetale in laboratorio. Sagome ricavate da un paziente lavoro in camera oscura.
Alberi-macchie nere e loro sfaldamento da cui si formano reticoli pulsanti riprodotti su carta lucida o carta poi successivamente incollati su tela accanto a grafici.
Sono le opere “Genesi”, lavori con un senso dialettico più comunicativo. La premessa per una convivenza pacifica e costruttiva tra macchina e natura. Si recuperano i segni di una natura abbandonata e violentata e si pongono le basi di una speranza per l’uomo.
Con una di queste opere “Genesi” nel 1975 Joan Mirò gli conferisce il Primo Premio al prestigioso “XIV Premi Internacional de Dibuix” di Barcelona (ES), tra artisti provenienti da 32 paesi.
Le “Genesi” vengono esposte in varie mostre in Italia e Spagna.
La ricerca continua e si approfondisce con i collage “Mutazione” e “Mutazione Scrittura”. Ancora la macchina, la reinterpretazione dell’uso della macchina e dei risultati che consente di raggiungere. Reticoli pulsanti diventano linguaggio, lettera A, elaborazione a un nuovo linguaggio.
Nel corso degli anni ’90 Valsecchi indaga ancora attraverso un ciclo delle “Mutazioni”. Le piante, la scrittura hanno lasciato posto quasi esclusivamente alla figura di una bambina /scolara. Nelle immagini come da copia di un vecchio album, il dialogo muto delle figure esprime in modo inquietante e spiazzante, l’interrogarsi dell’uomo. Passato e divenire dell’essere umano attraverso quali passaggi e quali identità?
Alla fine degli anni ’70 Valsecchi incontra Baba Bedi, sociologo, filosofo e poeta, fondatore a New Delhi dell”Institute for inquiry into the unknown” e il “Centre for psychic art”. In Italia dal 1972 e teorico della Filosofia Acquariana.
Le urgenze interiori di artista e uomo vanno maturando in una direzione sempre più profonda e questo incontro sarà determinante per l’evoluzione nell’arte e nella vita. Inizia un intenso periodo di “allargamento del piano di coscienza” con l’insegnamento e la guida di Baba Bedi, Valsecchi inizia ad usare la tecnica della contemplazione e della proiezione psichica.
L’arte psichica è un’espressione artistica guidata dalla sensibilità psichica, facoltà che fa percepire l’unità del tutto ed è preposta all’evoluzione dell’essere umano. L’opera psichica agisce da campo magnetico che emette vibrazioni. L’osservazione senza coinvolgimento dell’intelletto, senza comprensione razionale, ha un messaggio potente.
La sua ricerca diventa sempre più mirata a vantaggio dell’uomo e del suo modo di esistere.
Si intrecciano il lavoro concettuale di riconciliazione macchina-uomo-natura e il concreto aiuto all’uomo, ad ognuno di noi.
L’arte psichica di Valsecchi viene proposta al “Congresso Internazionale fra Oriente e Occidente” a Milano nel 1981.
Con la tecnica delle matite colorate crea una serie di tavole terapeutiche di sblocco, crescita, stimolazione e il ciclo dei pianeti.
Nel 1982 pubblica il libro “Arte Psichica come Terapia” per le Edizioni L’Ariete. Risultato di una ricerca fatta in collaborazione con la psicologa Albania Tomassini.
Un’attività molto intensa per alcuni decenni sarà rivolta a corsi, seminari, laboratori e collaborazioni con insegnanti, psicologi, medici e associazioni.
In questo percorso c’è l’artista di fronte alle persone con il suo senso di responsabilità ed esse si relazionano innanzitutto con la sua dimensione umana. Ognuno parla con la sua voce.
Produce cicli di opere psichiche per alcuni corsi come “Autobiografia del sé”, “Erboristeria”, ”Cristalli”, ”Fisiognomica”, con tecniche diverse, matite colorate , tempere o collage.
La Regione Piemonte nel 2005 promuove una Mostra Antologica di Valsecchi curata da Angelo Mistrangelo, che racchiude tutta la sua arte.
Nello stesso anno presenta anche “Arte psichica come terapia”, l’albero della psiche e altri percorsi, in mostra, conferenza e incontri alla Legolibri, psicanalisi e dintorni di Torino.
Presso la sede principale della Banca Sella di Torino nel 2006 propone “Poetica gestuale delle mani”.
La copia della forma delle mani dell’artista, non solo tramite tra sé e il mondo, elemento di primo contatto, simbolo, ma matrice attraverso cui soffermarsi sulla riflessione che esprime il rifiuto del prevalere del senso della realtà sulla sfera emozionale.
Nel 2013 viene inserito nella pubblicazione “Esprimere la luce” per il 50° Anniversario dell’Arte Psichica a cura dell’Istituto di Pedagogia Acquariana.
Le “Intuizioni” sono state il centro dell’attività artistica di Franco Valsecchi dove si intende “intuizione” come percezione globale, e la sua biografia andrebbe vista come in un movimento circolare.
Muore a Torino il 16 febbraio 2015.

HANNO SCRITTO :

G. Brizio, A. Bottino, G Benignetti, E.Belli, C.E. Bugatti, C. Cerritelli, M. Contini, P. Chiapatti, S. Cherchi, G. Caselli, A. Dragone, A. Ferrando, W. Guerra, A. Galvano, B. Guida, L. Lazzari, G. Marchisa, A. Mistrangelo, M. Mazzeo, A. Minucci,, A. Menzio, F. Mondello, F. Prestipino, M. Robiglio, A. Rossi, G. Storti, N. Suri, S. Severi, F. Torriani, G. Vernetti, L. Boschy Cruanas, G. Bandre, A. Cirici del Castillo, Dols Rusinol, J. Immaculada, S. Romero B.,C. Serminato.